Cielo, mi devo ancora un po’ riprendere dalla 6×10 di Game of Thrones – un episodio mirabile – e allora, per dimenticare quello che è successo a King’s landing, scrivo.
Sono appena terminati i miei primi 6 mesi in questa landa meravigliosa che è il Giappone e di cose ne sono successe moltissime. Prima tra tutte la decisione un po’ impulsiva di rimanere qui per altri 6 mesi, che se posso continuare a mangiare ramen tutti i giorni io sono contentissima. Non capisco perché quando si parla di cibo giapponese nel resto del mondo si menzioni solo il sushi. Totalmente sopravvalutato. Datemi il glorioso ramen di Ichiran che è delizioso, soprattutto se lo si va a mangiare alle 4 di mattina mentre stai trascinando i tuoi pesanti piedi verso casa dopo una nottata di Karaoke. Perché sì, il karaoke è ormai una parte integrante della mia vita e non è una dipendenza da cui si esce facilmente.
Le altre avventure includono una lunga serie di Gin and Tonic tragicamente versati nei modi più disparati, un paio di cadute in un fiume gelido, tante altre cadute in generale che insomma il mio equilibrio non è dei più stabili, un viaggio per il sud del Giappone con solo un biglietto di andata e due coraggiosi compagni, e tanto entusiasmo propagato per i washi tape, gli stampini e le penne colorate che costano pochissimo.
C’è anche stato un breve incontro con quelli che pensiamo fossero dei membri della Yakuza, ma lo abbiamo solo dedotto dalle dita mancanti di uno dei tizi, quindi non ne siamo sicuri.
Nel contorto panorama della mia esperienza giapponese c’è stata anche una rottura. Mi Amor non è più Mi Amor, ma per fortuna ci sono i Nomihodai e le serie tv ad offrire conforto.
Non sono mai stata una gran fan di Cercei, ma ha le gif più appropriate quando si parla di disperazione.
Diamine, più vinoh!