Harry potter e la maledizione dell’erede

Attenzione spoiler, che c’ho il mega commento da scrivere e sto fremendo.

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Dopo mesi di tentennamento oggi ho iniziato ”harry potter e la maledizione dell’erede” e l’ho pure finito. Non si sa per quale grazia divina io sia riuscita a schivare tutti gli spoiler che pullulano in rete -sicuramente é più semplice che evitare quelli di Got- ma ci sono riuscita e quando ho iniziato a leggere qualche ora fa ero completamente ignara di tutto, sapevo solo che ruotasse intorno al figlio di harry e niente più. Non sapevo nulla di VOLDEMORT E BELLATRIX che hanno copulato e messo al mondo una FIGLIA NAZISTA e niente sospettavo che ci sarebbero state le giratempo a sconquassare la sottile linea tra presente e passato. Helena Boham Carter e il caro Tom hanno fornicato e messo al mondo della progenie che è rimasta nascosta per 22 anni, gente.

Sto cercando di mantenere la calma, sapete, perchè io sono una di quelle bambine che é cresciuta aspettando con trepidazione l’uscita dell’ennesimo libro e dilapidando la paghetta risparmiata in mesi in libri e gadget. Ho a casa svariate tazze e pure una sveglia raffigurante il mago in questione, quindi sto cercando di non iperventilare mentre scrivo, perchè altrimenti quello che ci sarebbe scritto quissù sarebbe un puro e semplice
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Se dovessi scrivere una recensione come si deve vi direi che il libro è estremamente scorrevole e che J.K. Rowling la Magnifica non ha perso il suo tocco e si fa leggere molto facilmente. Scrivere un sequel di una saga della portata di Harry Potter, che ha segnato moltissime infanzie e ha regalato un sacco di emozioni e dei personaggi memorabili (e un sacco di meme su Voldy senza naso) sarebbe potuto essere un disastro enorme, ma invece mi ha piacevolmente sorpresa.
Gli manca qualcosa ed é a tratti prevedibile, ma l’atmosfera da harry potter c’è, le scale a cui piace cambiare pure, RON E HERMIONE STANNO ASSIEME quindi bon, io sono mega contenta.

Ma mo vi faccio comunque una lista di pro e contro, che così organizzo un po’ il discorso.
ehm, ehm.
CLAUDIA si schiarisce la voce e inizia ad elencare:

COSE CHE NO~ “EXPELLIARMUS”

-Harry che è un padre degenre, totalmente fuori carattere. Meno fuori carattere è invece Ginny, che è esattamente così come me l’aspettavo.

-Cedric che solo perchè è stato umiliato nella seconda prova diventa un mangiamorte. Lo sappiamo tutti che diventa uno sparkling vampire, che storie sono?

COSE CHE SI~ “ALHOMORA” uhuh

-Scorpius. Lui é stata la rivelazione del libro, é il personaggio che ami per forza, perchè lui é te e te sei lui, con la sapienza da nerd e le battute stupide.

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E poi Scorpius è un po’ un Hermione:

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– La strega del carrello, che a 190 anni ancora sale sui tetti dei treni in corsa, prepara gli zuccotti di zucca e sa fare cose misteriose con le cioccorane. Lei era lì quando anche Fred e George (tanti cuori e tante lacrime) hanno provato a scendere dall’Hogwarts express, la magnifica strega del carrello senza nome.
Not all heroes wear capes.

-Ron e Hermione, Hermione e Ron. Sono sempre stata una grande fan ed è praricamente l’unica ship che é diventata canon in anni di attività fangirlica, perchè narra la leggenda che io sia una cursed shipper, quindi qualunque cosa io shippi muoia. Non shippo manco più i miei amici, tipo. Ma loro ce l’hanno fatta e questo libro ne è la prova. Anche se Jk Rowling la Grande ha detto in un’intervista che si è pentita di averli fatti finire insieme. Comunque stanno insieme, fandom.
Ho adorato come in tutte le AU alla fine fossero comunque sempre attratti l’uno dall’altra.

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Temete, nemici della ship

-Draco è stato meraviglioso. All’inizio pensavo che tutta quella morbidezza e la mancanza di spavalderia fosse fuori carattere, ma alla fine il suo personaggio si è semplicemente evoluto, cambiandosi, addolcendosi grazie a tutte le vicende e all’amore per il figlio. Rimane peró il solito sassy Malfoy in alcune scene:

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E ho notato anche che non si chiamano più per cognome ed è sparita tutta quella tensione ”Fifa Potter-ti piacerebbe” su cui sono state costruite armate di gay ship.

E per restare in tema, io lo so che Jk Rowling la Magica lo ha fatto apposta, ma c’è un sacco di tensione tra Albus e Scorpius e l’intero fandom l’ha notato

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Devo smetterla di shippare.

Torno al mio fanghirlamento ora, che domani ho pure un esame.

Ho messo un sacco di foto dal libro e spero non sia illegale.

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L’arte di preparare i Bento

Compri un bel bento da un 100 yen store, ti emozioni tantissimo.

Arrivi a casa e butti una manciata di riso nella suihanki, la misteriosa macchina del riso, aspetti 45 minuti.

Guardi una puntata di Supernatural nel frattempo.

Piangi perché è morto qualcuno.

Asciughi le lacrime e vai giù in cucina a vedere come sta il riso.

Cerchi di dare una forma di carina al riso guardando qualche tutorial su youtube.

Imprechi un poco perché più che graziose palline sembrano dei bozzoli deformi e perché sei ancora scossa dalla puntata.

Niente, il riso non assume la forma che vuoi tu, sembra avere vita propria e alla fine rinunci e lo butti dentro al bento a suon di spatolate potentissime.

Chiudi il bento e continui a guardare Supernatural.

Voler mordere i libri non è proprio una cosa sana

E’ stato un periodo un po’ strano tutto questo che va da fine agosto in poi. Ci sono stati esami, crisi esistenziali di una certa portata, drunk jenga e tanta, tanta pioggia.

C’è stata anche tanta musica epica scaricata a manetta, che qui si deve provare a scrivere, anche se con scarsissimi risultati. Ora sono tantissimo presa dagli Audiomachine e da un canale youtube chiamato “ReallySlowMotionMusic”, così tutto attaccato e produce delle musiche che ispirano battaglie sanguinose e draghi che piroettano nel cielo e tutte quelle cose meravigliose che solo la musica epica e Skyrim riescono ad evocare.  Il problema è che ho un sacco di idee, ma nessuna mi soddisfa e alla fine cancello furiosamente tutto quello che ho scritto.  Per dire, quelle notti che rimango sveglia, che poi sono la quasi totalità delle notti, scrivo fino alle 5 per poi collassare, risvegliarmi a mezzogiorno devastata, rileggere le cose che ho scritto e trovarle tremendamente ripugnanti.

Tipo che poi in preda alla vergogna le cancello subito. Perchè non sia mai che mi hackerino il pc e divulghino le schifezze che scrivo al mondo intero (Mr. Robot, anyone?)

*Sospiri di frustrazione*

E’ che vedo tutti questi bellissimi telefilm e leggo questi memorabili libri/fanfiction e hanno tutte delle idee così belle ed originali che ho la stessa reazione che ha Madreh davanti ai bambini, tipo che vorrebbe morder loro le guance per quanto sono belli e vorrebbe che fossero suoi, i suoi bambini.  Ecco, io provo le stesse cose, per quanto non sia proprio fisicamente e mentalmente sano mordere un libro, soprattutto le edizioni in copertina rigida, ma insomma, ci siamo capiti. Vorrei che fossero le mie idee a suscitare queste emozioni al malcapitato di turno. MA’ BABIES.

Solo che poi mi escono delle cose veramente agghiaccianti e mi sale l’angoscia che llevate Leopardi.

Prendo una patatina e me la mangio (cit.)

Questo Jet Lag mi sta uccidendo. Ho anche provato le pastigliette miracolose alle erbette che Madreh mi ha dispensato con amore e convinzione -vai sicura, funzionano, figliola-, ma chiaramente non hanno fatto altro che scatenare tristi reazioni gastrointestinali. La stanchezza mi sta divorando, ma una volta appoggiata la testa sul cuscino il sonno svanisce, pare che si volatilizzi peggio dell’acetone lasciato aperto.

Passare le notti insonne, comunque, non porta troppi disagi, a parte gli occhi che sembrano più piccoli di quello che sono e le occhiaie che invece crescono in maniera inversamente proporzionale. E se ci togliamo anche il mal di testa che nasce da 3 notti di scarso riposo, allora sì, stare sveglia diventa immensamente fruttuoso.

Tipo, ormai i commessi del turno notturno del Konbini mi conoscono come “quella che compra le noccioline alle 3 di notte.”

Comunque oltre questa passione improvvisa per la frutta secca ho fatto cose tipo pinnare senza ritegno alcuno ricette di cocktails su pinterest e ne ho trovate di bellissime, giusto perché così fomentiamo l’alcolismo latente che c’è in me, ho cambiato l’acqua alla tartaruga -che, sono lieta di annunciare, sta benissimo e sguazza contenta tra i gamberetti mollicci nel suo acquario improvvisato da un tupperware abbellito con conchiglie finte e rocce pescate a caso dal fiume-, ho trovato della musica epica particolarmente epica, ho addirittura scritto un curriculum pieno di kanji e  mi sono iscritta alla Nanowrimo.

La Nanowrimo è probabilmente la cosa più folle che proverò a fare, perché è un contest di scrittura che prevede che tu scriva 50.000 parole in un mese, dal 1° al 30 di Novembre. Lo scopo è nobilissimo: bisogna portare a termine qualcosa, anche se è una novella su quanto sia interessante la vita degli unicorni, per dire. Si può narrare di quella pigna che si vuole, basta che la si riesca a portare a termine. E’ molto benefico per tutti quelli che hanno il blocco dello scrittore e aiuta a creare l’abitudine di scrivere qualcosa ogni giorno.

Io di idee non ne ho molte. Ne ho una bella, ma me la sto coltivando piano piano, sperando che questo esperimento di scrittura mi sblocchi un po’ la situazione, che è bella che statica per il momento. Liberami le muse, o Naniwrimo! Dammi l’ispirazione!

Insomma, non so di cosa scrivere e presumibilmente dovrò scrivere in inglese, ma ci proverò lo stesso, anche per vedere che schifezzuola ne esce fuori. Magari se la completerò ve la spaccerò anche quassù tutta fiera.

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Tornare e luoghi comuni

“Ma quasi quasi ti sono usciti gli occhi a mandorla!”

“Ma poi lì parlano tutti strani, li capisci quando parlano?”

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Sono tornata per 10 giorni nella ridente Città Buca ed è stato un susseguirsi di domande curiose, domande imbarazzanti e una gran confusione generale sulla geografia. Sono andata a mare 3 volte, perché ho una vagonata di sfortuna che mi perseguita e ha grandinato, piovuto e tirato tramontana tutto il tempo, ma ci ho provato comunque a buttarmi dentro l’acqua in quei 3 giorni di sole che ci sono stati. Negli altri ho principalmente mangiato e letto Maledette piramidi di Terry Pratchett che è la svolta e parla di principi assassini, cammelli che sanno fare i calcoli e distorsioni temporali. Ed è uno spasso.

Ma principalmente ho mangiato e fatto foto al mare.

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“Ma si, che lì è tutto pesce crudo alla fine, no?”

“Eh, Kyoto ho letto da qualche parte che è piena di montagne, ci credo che sei più tonica. Perché sei dimagrita, ma non troppo. Non sciupata, insomma. Ma vuoi mangiare, a nonna? Ti vado a prendere un pasticciotto?”

“Lì quando ci sono i festival ci sono le sfilate con i dragoni, no?”    “Quella è la Cina in realtà” “E sì, dai, uguali sono.”

“Ma ora lì è inverno, no?”

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“Ma poi cosa ti manca di più?”      “Il mare, credo. E le sagne ‘ncannulate con il formaggio ricotta.”

Falene e meditazione

Il Giappone è pieno di dannati insetti. L’altro giorno ho beccato questa cicala grande quanto la mia mano su un albero vicino Starbucks, ho bevuto di corsa il mio frappuccino al Matcha e sono corsa via. Poi, dovete sapere, ho il terrore profondo di falene e farfalle e l’altro giorno stavo quasi per morire di una morte orribile mentre pedalavo beatamente sulla mia fida Silver Flame -che è il nome della bici- e sono stata attaccata da una farfalla marrone piuttosto pelosa. Ma cosa ti viene in mente ti attaccarmi quando sto biciclettando verso scuola, dannata farfalla. Stattene vicino al fiume a giocare con le altre farfalle.

Comunque la mia paura ha giocato un ruolo abbastanza importante sabato scorso, quando mi sono ritrovata in un tempio in cima alla montagna a meditare in silenzio. L’esperienza è stata carinissima. C’era questo monaco, un baldo giovane pelato ma sexy, che se ne stava lì a dare bacchettate a chi si muoveva durante l’ora di meditazione, in cui si presupponeva tu dovessi stare totalmente immobile. Non sono mai stata brava a non muovermi, mi rotolo parecchio persino quando dormo, mi hanno detto, ma ho voluto mettermi alla prova e quindi ho accettato senza riserve la sfida. Siamo andate in una delle montagne a nord di Kyoto e sedute sui nostri cuscinoni abbiamo incrociato le gambe e abbiamo iniziato a meditare.

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Avrei dovuto rilassarmi.

Avrei voluto rilassarmi.

Ma ogni dannata parte del mio corpo prudeva intensamente.

Il braccio. Il naso. Il lobo dell’orecchio sinistro. Il mignolo del piede destro. Non sapevo nemmeno che potessero prudere le dita dei piedi.

E i piedi, come diamine li tieni i piedi per un’ora senza che ti si addormentino furiosamente? Non riuscivo a sentire più le mie estremità dopo mezz’ora.

E poi la ragazza seduta davanti a me ha avuto un attacco di tosse e il monaco è balzato nella sua direzione con il suo bastone di legno chiaro, ha aspettato che finisse di tossire e ci è andato giù con le bastonate. Che sono state leggere, tre piccoli colpi sulla schiena, ma nel silenzio del tempio in cima alla montagna sono risuonati come tamburi ad una festa.

Quindi ho vissuto nel terrore il resto del tempo, evitando ogni tipo di contatto visivo con il monaco, cercando di ignorare il pazzo formicolio delle mie gambe e cercando di concentrarsi su cose random -oh, cosa dovrei mangiare per cena?  Chissà chi ha inventato i sudoku. Chissà se i monaci si sposano e chissà se si rasano con il rasoio o se possono usare la crema depilatoria per fare uscire la capozza ancora più lucida. Chi ha inventato i reggiseni? Oh mi prudono le tette ora, perché.-

E poi, improvvisamente, ho aperto gli occhi e c’era una falena che levitava davanti al mio viso.

Allora ho chiuso gli occhi, mi sono irrigidita e ho iniziato ad urlare nella mia testa.

 

 

Tartarughe ninja e angurie

L’estate qui in Giappone è un po’ la stagione delle angurie in sovrapprezzo, degli scarafaggi volanti e delle gocce di sudore che colano senza pudore da ogni parte del tuo corpo.

Ma soprattutto è la stagione dei matsuri e dei fuochi d’artificio ed è una cosa grandiosa.

Nelle ultime settimane siamo andati in giro per tutta Kyoto alla ricerca di ogni festival possibile e ho addirittura provato ad indossare uno yukata, che è tipo un kimono ma un po’ più leggero, fatto apposta per l’estate.
La fase della vestizione, lasciate che ve lo dica, è una cosa tristemente difficile e mi ha suscitato emozioni contrastanti: c’è stata una prima fase di euforia -yeee sto indossando qualcosa di diverso dai jeans!- , poi disappunto, poi esasperazione -come fanno le OBAASAN a mettersi sta cosa anche per andar a fare la spesa?- , poi di nuovo eccitazione ed infine resa.
Mi sono ritrovata con questa diamine di cinturona gialla tra le mani e non sapevo davvero come fare a creare un fiocco maestoso sulla schiena. Quindi ciò che ho fatto, dopo aver passato tutte le fasi del dolore, è stato chiedere alla mia amica Wendy di annodarmelo che io proprio non ce la facevo.

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Io sono quella nel mezzo con la faccia del disagio

Abbiamo quindi esplorato tutto il festival provando a camminare con addosso uno strettissimo yukata, brandendo i nostri ventagli con i led come se fossero armi e abbiamo cercato di fare delle foto decenti, nonostante la moltitudine di gente che spingeva ed emetteva gridolini estasiati per la musica e le lanterne ed i bambini che cantavano sui carri.
C’è addirittura stata una parata con tanto di cavalli e samurai e ninja e persone che trasportavano ogni genere di stendardo.

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Ieri invece ci sono stati i gloriosi fuochi d’artificio sul lago Biwa, sulla nostra spiaggia preferita. Nonostante la seria hangover che avevamo, siamo saltate sul treno e abbiamo raggiunto il lago. Se normalmente la spiaggetta è deserta ieri sembrava fosse ferragosto giù in Puglia, solo che invece delle teglie di lasagne c’era gente con dei mega obento piene di sushi e riso e tempura. C’erano anche una gran moltitudine di ukulele e tantissimi gommoni a forma di anguria, che qui sono ossessionati con l’anguria.

E i fuochi d’artificio sono stati gloriosi. E lo so che dovrei controllare l’uso che faccio dell’aggettivo “glorioso” ma non c’è altro modo per descriverli.
Sono durati un’ora, gente. Un’ora di fuochi d’artificio in riva al lago sotto le stelle.
Glorioso.
Legen-wait for it-dary.

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Questo era prima che diventasse ferragosto

E last but not least, stasera c’è stato un’altro festival molto grazioso a Fushimi Inari. Io abito vicinissima a Fushimi Inari e sono andata 150 volte e ogni volta sono salita fino alla cima della montagna, quindi non ero sicura di voler tornare di nuovo. Insomma la montagna è sempre quella e i torii sono sempre fulgidi e splendenti e di quello strano colore che è un po’ arancione ed un po’ rosso e ogni volta che lo fotografi sembra fluorescente. Però alla fine ho ceduto e ho trascinato i miei piedini fino al tempio ed è stato davvero diverso dal solito. C’era musica e milioni di lanterne rosse e bianche che splendevano e gente che ballava e che indossava la maschera della volpe e bancarelle che vendevano yakisoba e dango e quegli stand in cui devi pescare i pesciolini rossi con il retino di carta, che fa molto anime per ragazzine innamorate.

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Visto che pescare qualcosa con quel retino impossibile era sulla mia lista di cose da fare ad un festival in Giappone ho cercato di pescare una tartarughina e ora mi ritrovo uno splendido animaletto in una boccia sulla mia scrivania.
Lo/a amo. Non so se sia maschietto o femminuccia e non so bene come chiamarlo.
Le idee si concentrano su Alfredo o Bruce Turtlinson o Megan Turtle o TMNT o qualsiasi nome che contenga un PUN.

Ideas, anyone?

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Hallowed be thy name, DAMMIT .

Come avevo annunciato nello scorso post io e Mi Amor ci siamo lasciati. A volte capita, insomma, la vita ti porta davanti a dei bivi e le strade si dividono, inevitabilmente.

Sono riuscita ad affrontare in maniera decente  questa nuova situazione, senza troppi drammi, che insomma ci sono cose ben più serie che una semplice rottura ed essere di nuovo libera come un fringuello non mi dispiace nemmeno troppo. Per far fronte alla cosa mi sono solo serviti una busta piena di cioccolatini che Madreh e Padreh mi hanno spedito dall’Italia e tante serate in giro per Kiyamachi, che è la stradina del cuore e delle sbronze qui a Kyoto.

Insomma pensi di aver fatto un ottimo lavoro di rammendo quando poi facebook ti ricorda che tra 6 giorni a Roma c’è il Sonisphere e suonano i Maiden, capeggiati da quel grand’uomo di Bruce Dickinson e tu vuoi solo sbattere la testa contro il muro, perché avevi i biglietti per il Golden Pit e visto che ti sei lasciata allora la tua ex dolce metà ha deciso di vendere i biglietti perché tanto insieme non ci saresti andati.

 

E allora parte l’imprecazione potente.

Di ramen e aggiornamenti vari

Cielo, mi devo ancora un po’ riprendere dalla 6×10 di Game of Thrones – un episodio mirabile – e allora, per dimenticare quello che è successo a King’s landing, scrivo.

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Sono appena terminati i miei primi 6 mesi in questa landa meravigliosa che è il Giappone e di cose ne sono successe moltissime. Prima tra tutte la decisione un po’ impulsiva di rimanere qui per altri 6 mesi, che se posso continuare a mangiare ramen tutti i giorni io sono contentissima. Non capisco perché quando si parla di cibo giapponese nel resto del mondo si menzioni solo il sushi. Totalmente sopravvalutato. Datemi il glorioso ramen di Ichiran che è delizioso, soprattutto se lo si va a mangiare alle 4 di mattina mentre stai trascinando i tuoi pesanti piedi verso casa dopo una nottata di Karaoke. Perché sì, il karaoke è ormai una parte integrante della mia vita e non è una dipendenza da cui si esce facilmente.

Le altre avventure includono una lunga serie di Gin and Tonic tragicamente versati nei modi più disparati, un paio di cadute in un fiume gelido, tante altre cadute in generale che insomma il mio equilibrio non è dei più stabili, un viaggio per il sud del Giappone con solo un biglietto di andata e due coraggiosi compagni, e tanto entusiasmo propagato per i washi tape, gli stampini e le penne colorate che costano pochissimo.

C’è anche stato un breve incontro con quelli che pensiamo fossero dei membri della Yakuza, ma lo abbiamo solo dedotto dalle dita mancanti di uno dei tizi, quindi non ne siamo sicuri.

Nel contorto panorama della mia esperienza giapponese c’è stata anche una rottura. Mi Amor non è più Mi Amor, ma per fortuna ci sono i Nomihodai e le serie tv ad offrire conforto.

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Non sono mai stata una gran fan di Cercei, ma ha le gif più appropriate quando si parla di disperazione.

Diamine, più vinoh!

 

 

 

Siamo espatriati.

Espatriati, immigrati, viaggiatori, ci possono chiamare come vogliono.

Siamo espatriati e ci sentiamo chiedere quale sia il motivo per cui partiamo. Siamo espatriati e rispondiamo che vogliamo trovare lavoro, che vogliamo imparare una lingua, che vogliamo scappare al nostro passato, che vogliamo avere un futuro, che magari vogliamo solamente viaggiare.

Siamo espatriati e ci sentiamo dire che non amiamo il nostro paese, perché ce ne andiamo, perché lo abbandoniamo quando invece dovremmo restare e lottare per creare qualcosa di buono.

Siamo espatriati e magari ci abbiamo provato a dare qualcosa al nostro paese, ma siamo stati rigettati da un sistema che non funziona.

Siamo espatriati e sentiamo la nostalgia di casa, del caffè, dei sapori e degli odori con cui siamo cresciuti, del quel blu così profondo del mare d’estate e dell’abbraccio di chi amiamo ed è così lontano.

Siamo espatriati e cerchiamo di crearci un piccolo spazio nel mondo, con fatica e sudore, cerchiamo di creare una nuova piccola famiglia con le persone che incontriamo.

Siamo espatriati e ci dicono che la nazione dove andremo non potrà mai essere la nostra casa.

Ho vissuto in Inghilterra per un anno e lo ricordo come uno dei momenti più belli della mia vita. Ci sono stati periodi difficili in cui le luci della City mi sembravano così fredde e distaccate rispetto a quelle calde e familiari della mia città giù in Puglia. Ci sono stati altri istanti in cui Londra mi è sembrata davvero casa mia, con quella sua bellezza imperiosa e tutte le infinite possibilità che era pronta ad offrirmi, e allora sì, pensavo che puoi chiamare casa qualsiasi posto se ti ci senti bene.

Oggi, però, mi ritrovo con il cuore spezzato a pensare che forse non avevano poi così torto.