The librarian

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Quando ero piccola avevo una certa fissazione per l’avventure. Sognavo ponti tibetani in umide e calde foreste perdute, ripide rocce da percorrere in arrampicata con il solo ausilio di un picchetto, draghi smisurati da cavalcare e  viaggi su treni dai sedili in pelle con tanto di fuga sul tetto annessa quando arrivavano i cattivi, che per qualche motivo nel mio immaginario erano sempre vestiti ninja. Non so perché, i cattivi erano sempre in tenuta da ninja o da cowboys. L’unico cowboy che mi sia mai stato simpatico era l’amico di Jackie Chan in quel film in cui dovevano salvare la principessa cinese da dei tizi vestiti di nero -e no, non erano ninja anche se erano cattivi.

Tutte le avventure che immaginavo erano diverse e sempre nuove, ma avevano in comune una cosa: iniziavano tutte in una libreria.

La fantasia.

Comunque, le librerie erano il posto in cui secondo la piccola me ogni avventura aveva inizio. Tutto nasceva da un’indizio trovato in un libro antico o da un passaggio segreto scoperto dietro uno scaffale oppure da una mappa caduta accidentalmente da un volumone rigorosamente rilegato in cuoio. E poi uno dei miei avventurieri preferiti era un archeologo che insegnava in una classe con dei mega libri alle spalle e un altro invece lavorava in una libreria piena di oggetti bizzarri e affascinanti. Come sarei potuta crescere con convinzioni diverse?

Da qualche giorno, insomma, ho iniziato il mio tirocinio in biblioteca e la cosa mi piace assai. Mi hanno relegato all’edificio che custodisce i periodici, che è molto più tranquillo rispetto alla biblioteca universitaria, dove ormai vige la legge di spotted e tutti vanno imbellettati sperando di essere commentati sulla pagina del faccialibro. Quindi io mi ritrovo con altre due ragazze in questo posto enorme con il riscaldamento a palla -grazie al cielo- che conserva sugli scaffali libri di ogni forma e dimensione e noi siamo le loro custodi. Le Custodi dei libri. Siamo le Protettrici della conoscenza, le Madri Depositarie dello scibile umano.

Certo, di fatto portiamo solo alte pile di libri da uno scaffale all’altro, io anche con una certa goffagine, ma così ma molto più figo.

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